di Anna Jannello
Non è facile parlare di una città unica al mondo come Venezia, raccontata, dipinta, fotografata nei secoli da innumerevoli artisti. Emmanuel Iduma, 35 anni, scrittore e fotografo nigeriano, ci prova con La forma della luce presentato a Mantova al Festivaletteratura, offrendo una visione originale che unisce, lungo il filo delle immagini, la città lagunare a Lagos.
Qual è il tuo rapporto con Venezia?
Essere a Venezia per scriverne ha dato un senso particolare al mio visitare una chiesa, un museo, camminare senza una meta... Sono entrato in relazione con la città in modo diverso dal semplice visitarla come turista. Mi affascina il fatto che si giri solo a piedi o in barca (non è il modo abituale in cui la gente si muove nel mondo contemporaneo). Impari velocemente a non perderti tenendo come punto di riferimento il Canal Grande.
È cambiata la tua percezione rispetto alla prima volta che ci sei andato?
Sì. Nel 2017 ero completamente assorbito dall’installazione della mostra per il padiglione della Nigeria alla Biennale. Un impegno importante, così non ho visitato Venezia, ho a malapena realizzato dove ero. Quando sono ritornato nel maggio 2023, invitato da wetlands, avevo una sfida ambiziosa con me stesso: lavorare ogni giorno al racconto che stavo scrivendo e contemporaneamente ricercare qualcosa di nuovo, che è poi diventato La forma della luce. Ho avuto tempo per sentire che cosa significa incontrare il passato in una città immersa nella bellezza. Provengo da un paese dove non sei circondato da monumenti, chiese, architetture che esistono da secoli, e incontrare questo a Venezia è stato speciale: mi ha fatto capire perché spesso gli europei si sentano superiori e considerano noi africani senza cultura (naturalmente non sono d’accordo, la Nigeria vanta una tradizioneartistica molto antica).
L'intervista continua sul numero di novembre 2024 di Nigrizia.