di Arianna Testino
Mentre gli organi di stampa del mondo intero riportano la notizia dell’inesorabile spopolamento di Venezia (i cui abitanti sono scesi sotto la drammatica soglia dei 50mila), c’è chi ha scelto di scommettere sulla città, usandola come punto di partenza per una impresa editoriale che vede nella Laguna un’occasione per riflettere su tematiche urgenti e globali – dal cambiamento climatico all’overtourism. L’impresa in questione si chiama wetlands e ha preso forma durante i mesi critici della pandemia. Abbiamo chiesto ai membri del comitato editoriale Enrico Bettinello e Luca Cosentino di raccontarci origini e obiettivi di una casa editrice che guarda al futuro.
Partiamo dall’inizio: quando e perché nasce wetlands?
wetlands nasce durante la pandemia, dall’incontro tra un gruppo di persone che ‒ complice il felice ritorno a Venezia dopo alcuni anni di alcune di esse ‒ si sono messe a dialogare sulla riattivazione di spazi e processi nella città.
Da questo scambio, all’inizio davvero informale, dal momento che si tratta di personalità molto eterogenee, da avvocati ad architetti, da curatori a giornaliste, è nata un’impresa sociale, ReActiVe, il cui progetto principale è attualmente quello editoriale, wetlands.
wetlands, a cominciare dal nome, affonda le radici nella Laguna e nel contesto di Venezia. Quale ruolo hanno la città e le sue dinamiche ambientali nello sviluppo del progetto?
wetlands è un progetto che nasce e che dialoga in continuazione con Venezia, ma non è un progetto incentrato solo sulla città: è a partire da essa, con le sue complessità e la compresenza di fenomeni qui molto evidenti, ma globali (dall’overtourism all’innalzamento del livello dei mari, tanto per dirne un paio, ma senza dimenticare che Venezia è anche uno straordinario laboratorio di sostenibilità possibile), che i testi che pubblichiamo vogliono innescare un dialogo sulla contemporaneità e sul nostro vivere.
wetlands, a cominciare dal nome, affonda le radici nella Laguna e nel contesto di Venezia. Quale ruolo hanno la città e le sue dinamiche ambientali nello sviluppo del progetto?
wetlands è un progetto che nasce e che dialoga in continuazione con Venezia, ma non è un progetto incentrato solo sulla città: è a partire da essa, con le sue complessità e la compresenza di fenomeni qui molto evidenti, ma globali (dall’overtourism all’innalzamento del livello dei mari, tanto per dirne un paio, ma senza dimenticare che Venezia è anche uno straordinario laboratorio di sostenibilità possibile), che i testi che pubblichiamo vogliono innescare un dialogo sulla contemporaneità e sul nostro vivere.
wetlands è un’impresa sociale non profit. Come siete strutturati e quali sfide vi trovate ad affrontare in un momento complesso per l’economia globale e per l’editoria in particolare?
Abbiamo uno staff strutturato con due editor, ufficio stampa, grafico, social media manager, mentre altri soggetti collaborano su base volontaria. Le sfide sono quelle di far vivere i libri che pubblichiamo all’interno di comunità di lettrici e lettori in grado di attivarsi sia a livello della riflessione personale che di quella civica ‒ ovunque, non solo a Venezia; ma anche chiaramente quella di trovare, in un settore editoriale molto affollato e dalla qualità decisamente discontinua come quello “libri/Venezia”, una riconoscibilità data dalla qualità di ogni aspetto, contenutistico, grafico, etc.
wetlands punta sulla sostenibilità anche nella scelta dei materiali e dei processi di stampa. In quale modo?
Lavorando a km zero quanto più possibile (i libri sono stampati a Venezia da Grafiche Veneziane, le persone che lavorano vivono attivamente la città), utilizzando materiali ecosostenibili, essendo carbon neutral. Il pluralismo identitario e culturale è poi un altro aspetto imprescindibile del progetto.
Avete già avviato una collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Pensate di innescare ulteriori dialoghi con altri soggetti che contribuiscono alla vita culturale e sociale della città?
Quella con Ca’ Foscari e con la laurea magistrale in Environmental Humanities è ben più di una semplice collaborazione: siamo attivamente connessi per riflettere e produrre materiali che affrontino la crisi ambientale da punti di vista culturalmente diversificati. Sta per uscire, per la collana Barene, un libro cui teniamo molto, L’arcipelago delle api di Chiara Spadaro, che, attraverso le storie delle apicoltrici e degli apicoltori della città, racconta le metamorfosi del paesaggio lagunare, l’impatto delle attività antropiche e le conseguenze di un’agricoltura industriale e delle sue lunghe filiere, suggerendo una più ampia riflessione sui sistemi alimentari del futuro. wetlands è un progetto aperto al dialogo con tutte le componenti, civili e istituzionali, della città e stiamo lavorando per costruire altre collaborazioni.
Che cosa vi augurate per il futuro di Venezia e per la comunità che la abita (e che si assottiglia giorno dopo giorno)?
Crediamo molto in questa città. Ci crediamo quando molti elementi sembrerebbero scoraggiare questa fiducia e ci crediamo proprio perché, studiando e raccontando in modo diverso le dinamiche di un sistema urbano/lagunare come questo, diventa evidente ed entusiasmante riportare Venezia al centro della riflessione su come stiamo al mondo e come dovremo stare al mondo negli anni che ci attendono. Ci auguriamo quindi che l’attenzione torni sempre più sulle comunità di cittadini e la loro capacità di proiettare la propria consapevolezza e sensibilità su un piano attivo e di dialogo con il resto del pianeta, come è sempre accaduto, d’altronde. In questo, crediamo che i libri wetlands possano essere, oltre che una piacevole lettura, anche degli strumenti validi di riflessione.