L’imperdibile libro-guida che racconta tutto quello che c’è di africano in giro per Venezia | Artribune 23.03.24
In Laguna per la Biennale? Stranieri ovunque a parte, c’è un libro che vi fa percorrere un itinerario inedito dentro Venezia

di Dario Moalli

Edito da wetlands, casa editrice dedita ai temi della sostenibilità sociale e ambientale, Venezia Africana. Arte, culture, persone è una vera e propria guida omnicomprensiva della città lagunare vista attraverso i suoi rapporti con il continente africano. Dieci itinerari e tantissime contaminazioni rendono questo libro davvero un vero gioiello editoriale grazie la qualità dei suoi contenuti, l’approccio innovativo e la capacità di restituire una prospettiva inedita di una città così famosa; eppure, non così effettivamente conosciuta.

La Venezia Africana

Se Venezia e l’Asia è un tema da tempo familiare, grazie all’ampia diffusione del racconto del viaggio di Marco Polo verso la Cina e l’India intorno al 1300, Venezia e l’Africa è viceversa un binomio meno scontato. Tuttavia, andando in giro per la città è il legame con l’Africa, piuttosto che quello con l’Asia orientale o meridionale, che colpisce maggiormente il visitatore”. Parte da qui, da questo legame così profondo; eppure, così poco considerato il bellissimo volume Venezia Africana. Arte, culture, persone edito da Wetlands, piccola casa editrice che si dedica ai temi della sostenibilità sociale e ambientale, con spesso protagonista proprio la città lagunare. I due autori Paul Kaplan e Shaul Bassi non si sono limitati solo al racconto dei rapporti passati e di quelli presenti di Venezia con l’Africa ma hanno realizzato una vera e propria guida alla città conducendo il lettore attraverso dei percorsi e dei punti di vista quasi inediti alla scoperta dei segni tangibili di questo rapporto così profondo. Il viaggio attraverso la città lagunare parte da San Marco al cui interno si trovano diverse raffigurazioni di persone africane, riferimenti all’Egitto e all’Etiopia. Proseguendo tra gli itinerari emergono racconti e testimonianza che vanno al di là documentazione artistica o architettonica: si scopre infatti come in un hotel molto frequentato dagli americani nell’Ottocento lavorasse un ex schiavo proveniente dall’America e di come suo figlio divenne in seguito una guida che accompagnò tra gli altri anche Mark Twain a vedere alcuni tra i più famosi dipinti veneziani.

Il progetto Art Enclosures

Ma non è solo il passato ad essere raccontato in questo libro, viene fatta emerge anche la contemporaneità di questi rapporti, uno dei quali è il progetto Art Enclosures, promosso dalla Fondazione di Venezia in collaborazione con la fondazione d’arte Bevilacqua La Masa, ha portato diversi artisti africani emergenti a vivere e realizzare delle opere a Venezia successivamente trasformato in AKKA Project uno spazio interamente dedicato ad artisti africani emergenti e autodidatti e basato su programmi di residenza. Con questo approccio davvero omnicomprensivo, viene anche segnalato un platano, in Corte Ca’ del Duca. Venezia Africana. Arte, culture, persone un’enciclopedia tematica che scandaglia e include ogni quartiere, ogni testimonianza, ogni rapporto: dalle opere delle Galleria dell’Accademia, ai i mobili Venier presenti in Ca’ Rezzonico raffiguranti schiavi
africani, a un approfondimento delle rotte del caffè fino alla poesia Ngũgĩ wa Thiong’o intitolata proprio Resurrezione a Venezia. “Il viaggio è concluso. A questo punto, si ha voglia di guardare indietro e dare un senso a tutto questo. Cercare di comprendere le conoscenze acquisite e utilizzarle per affrontare gli anni a venire. Il significato di Venezia potrebbe essere diverso ora, e se è vero che ricordiamo più chiaramente le cose che vediamo, allora mi chiedo cosa significhi vedere la Venezia africana. In che modo questo rimodella la nostra comprensione di una città che è costruita tanto sul mito quanto sull’acqua?” Con domanda Maaza Mengiste inizia il suo testo a conclusione del libro: una profonda e bellissima risposta interroga tutti noi come umanità, che va letta con le sue parole e solo alla fine del libro, dopo aver attraversato Venezia con altri occhi.