di Elisabetta Donata De Conti
I primi tre libri pubblicati da wetlands books sono nelle librerie dal 26 maggio, tre libri manifesto che raccontano di una realtà tanto ancorata alle specificità del locale, quanto attenta ad una cultura internazionale, contemporanea e cosmopolita. Proprio come la città in cui nasce: Venezia. Nessun luogo al mondo è infatti così intrecciato al territorio che occupa e allo stesso tempo noto ovunque per il suo essere fulcro di dibattiti su temi contemporanei che riguardano arti e scienze. Un ecotono unico al mondo dove molti dei fenomeni critici ambientali, sociali ed economici sono esacerbati dalla fragilità intrinseca della città.
Con questi presupposti arriva wetlands books, casa editrice veneziana carbon neutral e primo progetto di un’impresa sociale no profit voluta da un gruppo multidisciplinare di veneziani, ReActiVe. Abbiamo scambiato qualche parola con Luca Cosentino, tra i fondatori e parte del comitato editoriale di wetlands books.
«In piena pandemia, con amici vecchi e nuovi, abbiamo deciso di lanciare una serie di iniziative civiche, tra cui wetland books, la prima e quella che per il momento ci impegna di più. Il nostro obiettivo principale è quello di diffondere le idee, e una casa editrice ci è sembrata un ottimo modo per partire. Le prime attività sono iniziate dopo l’estate del 2021, quando abbiamo definito le prime linee guida di wetlands books - il mondo editoriale è molto complesso e persino per chi è già affermato è difficile sopravvivere, quindi per chi come noi si affaccia ora a questo settore era necessario mettere insieme una proposta vincente e originale anche in termini di grafica (curata da Sebastiano Girardi), che trovasse una sua nicchia in cui prosperare.
Abbiamo quindi deciso di ragionare su un ambito a cavallo tra la fiction e la non-fiction, evitando sia la narrativa (i cui autori più in gamba hanno già accordi importanti con altre realtà) sia la saggistica pura, che spesso corre il rischio di non riuscire ad uscire da un bacino di utenti che già si conoscono tra di loro.
La nostra idea è quindi quella di riuscire con wetlands books ad affrontare i grandi temi della nostra società - sostenibilità, ambiente, gentrificazione, sovraturismo - ma raccontandoli in modalità originali con grandi scrittori e narratori. Questo significa che anche quando lavoriamo con figure accademiche, chiediamo loro di essere concisi, brevi ed efficaci, per diffondere questi messaggi al di fuori del circolo di persone che già si occupano di queste cose.
Anche da qui arriva il nome wetlands, letteralmente “terre umide”, quelle tra il mare e la terra che stanno tra l’acqua dolce e quella salata e che molto spesso sono aree estremamente ricche di biodiversità, hanno straordinarie capacità di ritenzione e stoccaggio della co2 e ospitano organismi estremamente resilienti. Wetlands esprime la nostra idea di una terra di mezzo in cui cercare nuovi autori, nuovi messaggi e nuove modalità di raccontarli.
Al momento il profilo di wetlands books è molto internazionale e siamo in contatto con diversi autori di alto profilo con cui stiamo portando avanti progetti editoriali di varia natura. In certi casi traduciamo testi esistenti pubblicati in altre lingue, in altri casi invitiamo gli autori a Venezia per un certo periodo offrendo loro delle residenze durante le quali ragioniamo insieme su un libro.
Queste prime tre uscite sono, in due casi libri esistenti che abbiamo rielaborato insieme agli autori per ammodernarli e aggiornarli in relazione alle nostre idee, mentre il terzo, Dittico Idraulico, è un libro che è stato pensato da Frank Westerman - famoso scrittore olandese - durante un mese nel quale è stato con noi a Venezia. Dittico Idraulico racconta la relazione sempre complicata e vitale che c'è tra uomo e acqua, che lui declina stando a Venezia analizzando il mose e ricordando la tragedia del Vajont, e attinge ad altre situazioni in Europa dove le dighe hanno rappresentato una storia della cultura dell'ambiente.
Un altro libro è Contro Venezia, dell’intellettuale francese Régis Debray che nel 2019 ha preso il gran premio della letteratura che viene assegnato dall’Académie française. È stato pubblicato per la prima volta nel 1994 e mette in relazione Napoli e Venezia, contrapponendo la vita della prima alla morte della seconda, le chiese di Venezia e la religiosità dei napoletani. È un testo di rabbia nei confronti della città, covata da una persona che evidentemente la ama molto, e a distanza di più di 25 anni contiene ancora molte riflessioni valide oggi - che abbiamo voluto accompagnare con una prefazione di Gianni Montieri, poeta di Napoli che vive a Venezia, così che ognuno dei due testi fosse il contrappeso dell’altro.
Il terzo libro è il più ambizioso, Il Giocattolo del Mondo, scritto nel 2004 da Robert Davis e completamente aggiornato, che parla della storia e dell'antropologia del turismo a Venezia, con racconti e informazioni che gli abbiamo fornito su tutto quello che è successo in città negli ultimi 15 anni, dalle grandi navi ad AirBnb. Ci abbiamo lavorato insieme per oltre sei mesi ed è un libro che speriamo possa diventare di riferimento sul tema dell’iperturismo.
Per il resto dell’anno abbiamo in mente altre 4-5 uscite con sempre Venezia al centro - e tutti i nostri libri sono stampati sulla Alga Carta di Favini, realizzata proprio con le alghe della laguna. Per noi Venezia, oltre a essere il centro di gravità delle nostre iniziative, è una metafora planetaria, una chiave di lettura del mondo e una lente attraverso la quale possono essere visti i problemi delle città di oggi. Venezia ha una fragilità intrinseca e questo fa sì che qualsiasi cosa succeda, dall’affollamento all’acqua alta, venga vissuto molto intensamente dalla città. E siccome Venezia è un punto di osservazione privilegiato, affrontare i problemi legati all’antropocene qui è per noi un’operazione molto metaforica.»