Quanti libri sono stati pubblicati su Venezia? In quante lingue, o su quanti e quali aspetti? Sarebbe bello sapere il numero esatto, o avere un’idea almeno a spanne: migliaia, decine di migliaia. Quanti metri lineari di scaffali occuperebbero? E il bello è che non finiscono mai. A questa sterminata e variegata collezione da qualche mese se ne è aggiunta, per ora, un’altra manciata pubblicati da una casa editrice piccolina che è orgogliosamente di Venezia e pubblica libri sulla città, ma non solo.
Si chiama Wetlands ed è un’iniziativa editoriale nata lo scorso anno.
«Nasciamo nell’ambito del progetto civico ReActiVe, figlio dell’incontro di un gruppo eterogeneo di persone - avvocati e architetti, curatori, giornalisti, una parte delle quali ritornate in città da poco dopo esperienze altrove - che si sono messe a dialogare sulla riattivazione di spazi e processi nella città» spiega Enrico Bettinello che fa parte del comitato editoriale. Wetlands è la prima costola concreta del progetto, e l’obiettivo è avviare una riflessione su Venezia con le sue complessità e le sue «sfide «specifiche ma allo stesso globali, come l’overtourism oppure l’innalzamento del livello dei mari.
Riflettendo su temi ambientali e di sostenibilità possibile «perché la città è sempre stata un laboratorio, e con questi testi vorremmo innescare un dibattito sia personale che civico, sul nostro vivere nella contemporaneità» prosegue Bettinello. Le collane sono due: Mude, ovvero libri di autori internazionali – come Frank Westermann o Regis Debray – che mettono in relazione Venezia con altri luoghi e realtà del mondo; e Fondamenta, opere che parlano della città di Venezia, della sua storia e del suo ambiente da prospettive originali. A queste si aggiunge una terza collana, Barene, legata alle Environmental Humanities e realizzate in collaborazione con l’università di Ca’ Foscari.
Tutti i libri di Wetlands sono come quegli ortaggi che si trovano nei mercatini di Campagna Amica, anche se le parole e le idee vengono da altrove (autori olandesi, americani, francesi) la manifattura è chilometro zero. Perché la filiera produttiva, dal lavoro editoriale alla realizzazione materiale è fatta a Venezia: per cui tutti i libri sono composti, prodotti e stampati a Venezia, da persone che vivono effettivamente in laguna.
Il che è un po’ rinverdire l’antica tradizione della città, quella cinquecentesca legata a quel genio di Aldo Manuzio, l’inventore del corsivo e dell’editoria moderna, l’uomo che cinque secoli fa ha rivoluzionato il modo di realizzare i libri e ha reso Venezia la tipografia del mondo, per qualche secolo in grado di stampare in qualsiasi lingua la metà dei libri pubblicati nell’intera Europa. E l’attenzione al prodotto libro è totale: anche alle sue qualità estetiche e tattili, con una carta realizzata partendo dalle alghe assai sostenibile.
Ma al centro di tutto rimane sempre la sostanza, ovvero le parole. «Quel che cerchiamo di pubblicare non è narrativa e non saggistica di stampo classica. A noi interessa percorrere strade intermedie che possano essere utili al dibattito civico. Certo deve esserci il piacere della lettura, la qualità dei testi. Me i nostri libri devono essere anche strumenti da cui partire per riflettere su di una città possibile. Sono temi urgenti, temi civici, ma in genere trattati in modo manicheo. Invece a noi interessa raccontare le peculiarità, quelle che fanno di Venezia Venezia, e soprattutto riflettere e sperimentare sulle possibilità del futuro» spiega Enrico Bettinello.
Non solo, Wetlands intende la produzione culturale in modo attivo. «Per mettere Venezia in relazione con il mondo, sono state attivate delle residenze letterarie, con autori che sono stati invitati a scrivere sulla città». Tra i primi titoli pubblicati anche Il giocattolo del mondo, la riedizione aggiornata del fondamentale The Tourist Maze, la riflessione dello storico americano Robert C. Davis sul turismo a Venezia in cui si chiede come sia nata la “moda di Venezia” e che cosa questo abbia significato sulla città. E il reportage letterario di Frank Westermann, Dittico idraulico, in cui lo scrittore olandese con il suo stile personale e la voglia di andare sempre a vedere in prima persona riflette su alcune opere idrauliche, dal Mose alla diga del Vajoint e sul loro impatto sulla vita delle persone.
In arrivo, L’arcipelago delle api di Chiara Spadaro, che racconta le storie delle apicoltrici e degli apicoltori della città e con loro il mutamento del paesaggio lagunare. Perché di libri su Venezia ce ne saranno anche migliaia, ma quelli buoni, e belli, non sono mai abbastanza.