di Giovanni Montanaro
Cosa c’è dietro la scrittura? La fantasia, certo, l’introspezione, la passione per la lingua. Ma un tratto decisivo è l’osservazione. È la passione per la realtà, per i suoi dettagli più densi, per zarli poi in dettagli più piccoli, fino a farli minuziosi, imprevedibili. Di questo lato è da sempre un campione Tiziano Scarpa, che ha saputo operare su infiniti spessori con una meraviglia che è un metodo. Di chi sa che si trova sul fondo di un canale, ma a partire da Stabat Mater, premio Strega 2009, fino a La penultima magia (Einaudi, 2020). La si trova nei teatrini, nei saggi, nei racconti, nelle poesie. Ce n’è in Le vorticî e la bìo (Einaudi, 2023), il libro più recente. È un catalogo di vedute, come si diceva degli oggetti per i turisti, ma osservate con un omaggio all’osservazione più intima, ossessiva. Un omaggio, appunto, delle onde.
«Avevo vent’anni, mi avevano prestato dei vecchi numeri di un magazine di scultura, un canale che usai come studio… (...) La luce di un lampione addolciva la sua immagine sulla superficie del canale e si rifletteva sul soffitto molto basso (...) Potevo vedere le minuscole increspature dell’acqua, le oscillazioni della sua tensione superficiale su una fusoliera, un motorino galleggiante, la vite spenta di un albero o di una radice». Così si legge, fra una poesia e una fotografia. Già le onde. In questo libro le suggestioni di Scarpa e le fotografie della co-autrice Anna Zemella, dialogano in una danza che si chiama Venezia. Un catalogo, appunto, lagunare, lunare. È un libro di poesia che diventa un inno alla gioia, alla bellezza, alla felice furia del mondo, ai suoi dettagli minimi, ai tramonti, alle curve delle onde, ai nostri riflessi, al movimento del tempo che si muove sempre. «Comincio il mio catalogo da questa paradossale onda piatta (...). L’onda di Zemella segue creste e frastagliamenti, sensazioni ondeggianti fino a un fondale umanistico. Ogni luce richiama l’umano, il nostro spirito che si specchia e si alza fra le curve. Le foto della Zemella, totalmente poetiche, minuziose, ma capaci anche di ridere con ciò che c’è, di solito, non si ride.
La loro è un’osservazione lunare, come si diceva: un catalogo lagunare, innanzitutto, e Venezia è protagonista. È un libro che sa unire osservazione e sogno, un catalogo che unisce immagini alle parole. Insieme al testo di Scarpa di modo da rendere onore a un’antica alleanza fra l’uomo e la battaglia, silenziosa e sottile, con le onde che si increspano, le maree che si innalzano, le boe, le bocche di porto, i rimorchiatori che arrivano, i Murazzi, il moto ondoso. Ma con una risata e una pace, il silenzio delle onde fatte acciaio, la dolcezza di un’alba che ritorna a sbattere sui vetri. È un libro, insomma, Vorticî e bìo, di meditazione e contemplazione, un libro che unisce la scienza e la poesia, il flusso e la vita. La scienza di uno scienziato che osserva le onde per capire come funzionano, le parole che servono al poeta per dare un nome a ciò che immagina: contemplando vediamo il nostro riflesso, l’immagine attraente e minacciosa di una verità, «la segreta origine della vita». Le onde dell’arte, le onde che sostengono la città e che ci ricordano come l’acqua, oggi, ci sta dicendo quanto siamo fragili. Eppure c’è tempo, per sorridere e sentire il rumore del mare. Ecco allora le onde. Ecco l’acqua.