di Anna Jannello
Chiese e musei, magari visitati più volte, vengono proposti dagli autori di questa particolarissima guida, pubblicata anche in inglese con il titolo African Venice, sotto un’angolatura originale: quella che testimonia la presenza africana a Venezia nell’arte e nella cultura.
Paul Kaplan, professore di Storia dell’arte al Purchase College (State University of New York), e Shaul Bassi, professore di letteratura inglese a Ca’ Foscari, guidano sapientemente il lettore attraverso dieci itinerari nei sestieri, nelle isole della laguna, alla Biennale, e persino a Mestre e Marghera, con escursioni nelle vicine città di Padova, Vicenza e Verona.
Alle Gallerie dell’Accademia, principale collezione di pittura veneziana, i due curatori attirano l’attenzione su un dettaglio che spesso sfugge ai turisti nel dipinto di Gentile Bellini Il Miracolo della reliquia della Croce al ponte di San Lorenzo (1500). Sul margine destro del quadro, una persona nera, semi nuda, è pronta a tuffarsi in acqua per recuperare la preziosa reliquia. Dietro di lui si scorge una donna bianca (la sua "padrona"?). Dalla seconda metà del XV secolo, Venezia ha infatti assistito a un crescente afflusso di schiavi africani, molti dei quali lavoravano come barcaioli.
Questa attività è documentata in un altro dipinto esposto all’Accademia, Il Miracolo della reliquia della Croce al ponte di Rialto di Vittore Carpaccio (1494), che raffigura una vivace panoramica della vita quotidiana sul Canal Grande. Al centro della scena spicca un gondoliere nero, elegantemente vestito, intento a vogare. Gli africani appaiono frequentemente anche come camerieri e paggi in diversi dipinti di Paolo Veronese, come Le nozze di Cana (1562-1563, ora al Louvre), e in opere di altri artisti coevi fino a L’ambasciata del moro di Pietro Longhi (1751), che ritrae un servitore di colore in calzamaglia rossa, esposto a Ca’ Rezzonico.
L’elegante palazzo sul Canal Grande, oggi Museo del Settecento Veneziano, ospita anche una delle più umilianti rappresentazioni della schiavitù nera nella Serenissima: una scultura in ebano di tre schiavi avvolti in catene, opera dell’intagliatore Andrea Brustolon. Figure simili compaiono nella basilica dei Frari, dove quattro imponenti statue di schiavi africani in marmo bianco e nero sostengono la maestosa tomba del doge Giovanni Pesaro.